Loading...

LA SCENA TENTATRICE (Coleridge, Byron, Baillie)

19,50

Add to Wishlist
Add to Wishlist

Descrizione

Nel panorama inglese di epoca romantica, caratterizzato apparentemente da un’avversione nei confronti della scena da parte dei letterati di pregio, e da una carenza di pronunce teoriche in merito al teatro, emergono tre figure che dimostrano come la realtà del periodo sia assai più sfaccettata di quanto si possa ritenere di primo acchito. Se in Byron si nota, accanto al rifiuto della rappresentazione dei propri testi, una notevole attenzione per il palcoscenico contemporaneo e un atteggiamento innovatore in campo drammaturgico, in Coleridge e Joanna Baillie si possono riconoscere non solo la disponibilità (parziale nel primo caso, e totale del secondo) nei confronti della scena, ma anche uno sforzo teorico rilevante. Tutti e tre gli autori hanno stretti rapporti con la realtà teatrale del tempo, una realtà che non è accettata passivamente ma affrontata con spirito critico, talvolta aspro (Coleridge e Byron), talvolta aperto a un dialogo appassionato e tollerante (Baillie). La produzione drammaturgica delle tre figure qui presa a campione ne è una chiara espressione: se il Manfred byroniano è scritto contro la rappresentazione, come rifiuto di una realtà teatrale che non riesce a dialogare proficuamente con il dramma poetico, Zapolya rappresenta il tentativo di Coleridge di fornire una drammaturgia riformata ai managers dei principali teatri londinesi, mentre il De Monfort bailliano si offre come esempio di dramma che, pur composto con finalità estetiche precise, non solo viene composto per la scena, ma è interpretato dalle tre icone attoriche dell’epoca, Sarah Siddons, John Philip Kemble ed Edmund Kean.

Dettagli

ISBN

n/a

Anno

n/a

Autore e/o curatore

n/a

Caratteristiche editoriali

n/a

Quick Navigation
×
×

Cart