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IL VOLGARE E LA LEGGE (Storia linguistica del diritto veneziano: secoli XIII-XVIII)

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Description

Accanto al latino, lingua ereditata dalla tradizione cancelleresca medievale, lo Stato veneziano impiegò, dall’epoca comunale fino al tramonto della Serenissima, il volgare. Nel Due-Trecento il volgare veneziano viene usato solo di rado, ma significativamente, per la redazione di documenti amministrativi e per la traduzione di trattati e di Statuti. È nel Quattrocento che il volgare conquista un ruolo rilevante nei registri legislativi, amministrativi e giudiziari veneziani: si assiste così alla formazione di un registro linguistico a sé stante, un «veneziano illustre» destinato a lasciare traccia anche nell’italiano che, a partire dal secolo XVI, si afferma sempre più decisamente nella produzione di leggi, decreti, sentenze. Non “italiana” tout court, né semplicemente “veneziana” può definirsi, da un punto di vista linguistico, la produzione legislativa della Repubblica a partire dall’epoca rinascimentale: nelle leggi e nella prassi scritta e orale dei Consigli e dei Tribunali l’accoglimento della nuova lingua nazionale non spegne mai del tutto una tradizione linguistica locale, alla quale si conforma tutta la variegata produzione legislativa, ma anche giurisprudenziale e dottrinale prodotta in seno allo Stato veneto. L’ultimo secolo della Repubblica, quello degli avvocati goldoniani e delle arringhe in veneziano, offre pure alcuni tentativi codificatori, nei quali i legislatori veneziani sperimentano una modernità linguistica che la Serenissima, ormai declinante, non avrà modo di esplicare in pieno.

Dettagli

ISBN

88-86413-78-5

Anno

2001

Autore e/o curatore

Lorenzo Tomasin

Caratteristiche editoriali

cm 17x24, pp. 334, brossura

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